La
priorità della fiducia
Di
Carlo Pelanda
L’economia globale
ha preso una svolta pessimista – registrata nel Forum di Davos – perché c’è
l’attesa di una recessione in America che farà calare la crescita in tutto il
mondo. Il problema negli Usa è dovuto alla combinazione di tre fattori: crisi
bancaria; costi energetici elevati che drenano capacità di spesa; la scoperta
della classe media di essersi indebitata oltre le capacità. La risultante è
meno consumi, quindi meno investimenti, meno occupazione, in sintesi un ciclo
recessivo. Con la complicazione che non si è ancora certi al riguardo della
fine della crisi bancaria. Ma la politica statunitense sta reagendo con molta
velocità, ed in modo “bipartisan”, al problema: detassazione sostanziale, per
ridare alle famiglie capacità di spendere e sostenere il carico debitorio,
coordinata con un taglio notevole del costo del denaro e quindi degli interessi
variabili su debiti e mutui. In tal modo l’America cerca di ricostruire l’ottimismo
di massa. Ci riuscirà? Negli ultimi giorni sta scemando lo scenario
catastrofico e salendo quello di una recessione di media intensità e breve, con
ripartenza dell’economia americana e globale già alla fine del 2008. Possiamo sperare in analogo buon scenario
anche in Europa ed in Italia? La
Bce sta tardando a ridurre il costo del denaro, che
aiuterebbe tanti con mutui e debiti,
nonostante la previsione di inflazione nei prossimi 18 mesi sia discendente.
L’Italia è in crisi di pessimismo (rilevamenti ISAE e IPSO) perché la gente vede
costi e tasse salire e gli stipendi fermi. E perché vede una politica non unita
nella priorità di ridare fiducia. Inoltre in Europa prevale una cultura
idealistica o perfino irrealistica: lo Stato crea ricchezza, il mercato deve
dare garanzie . Mentre in America la politica riesce ad essere efficace e
bipartisan per la gestione delle crisi in quanto condivide il principio
realistico, inverso, che sia il mercato e non lo Stato il fattore principale
della ricchezza. In sintesi, il pessimismo in Italia ed Europa è creato dal
fatto che il sistema non è attrezzata per produrre fiducia attraverso
stimolazioni economiche veloci, consensuali e ralistiche. Situazione complicata
dall’idealismo monetario della Bce: preferire la recessione ad un rischio
minimo di inflazione, mettendo paradossalmente in conflitto “stabilità” e “fiducia”.
Il modello statalista europeo evita gravi recessioni contingenti quando cala
l’economia globale, ma al costo di restare ingessati in una stagnazione
perenne. E probabilmente andrà così: non avremo un picco recessivo, ma andremo
in stagnazione prolungata, che è scenario peggiore, ma meno avvertibile. Per
avere crescita e recuperare ottimismo dovremmo avere: (a) una destra ed un
sinistra con la stessa teoria economica realistica che si dividono sui dettagli
e non sui fondamenti; (b) detassare; (c) e una Bce che sappia mixare difesa
dall’inflazione con stimolazione monetaria. In conclusione, costruire la
fiducia significa, senza dimenticare la tutela di chi ha veramente bisogno,
fornire alla classe media produttiva opportunità e capacità di spesa e non
ridurle come fatto dal governo Prodi e teorizzato dall’estrema sinistra. Tale
impostazione sta prendendo piede pur timidamente in Europa. In Germania, destra
e sinistra governano assieme e la seconda ha escluso la componente di
statalismo estremista. In Francia le proposte della commissione Attalì
accettate da Sarkozy vanno verso la vitalizzazione del mercato. Anche in Italia
il PD esclude la sinistra irrealistica ed il consenso si sposta verso le destre
liberalizzanti. Speriamo.
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